IL TERROIR, I FATTORI NATURALI DELLA QUALITÀ…
Le vigne di Pietramatta sono ubicate sulla sommità del colle di Loreto, in comune di Cenate Sotto, nella Bergamasca, ad un’altitudine di circa 380 mslm.
Le esposizioni variano da Sud-Ovest a Sud a Sud-Est a Est e Nord-Est. I suoli hanno un drenaggio naturale dovuto alla pendenza che è sempre importante ma mai eccessiva. Tutti i filari sono a ritto-chino con orientamento nord-sud. In questo modo il sole lambisce ogni giorno entrambe le pareti fogliari e non ci sono così zone d’ombra dove potrebbero proliferare muffe e marciumi. Inoltre i grappoli raggiungono il massimo irraggiamento nelle prime e nelle ultime ore del giorno, quando il calore è meno eccessivo e vengono ombreggiate dalla chioma quando il sole “picchia” di più.
Essendo sulla sommità di un colle si gode di una ventilazione costante che aiuta a prevenire molte malattie fungine. Un fenomeno tipico è il vento caldo di Favonio che si crea per la compressione dell’aria in discesa dalle Alpi. D’estate una brezza notturna proveniente dal Monte Misma rinfresca le vigne arroventate e genera quello sbalzo di temperatura giorno-notte che aumenta l’accumulo degli aromi e preserva l’acidità anche in annate molto calde (che negli ultimi anni sono diventate la norma).
Il suolo sottostante è composto dal Sass de la Luna, una marna calcarea con inserti quarziferi che si sfalda se esposta ai geli ed al sole e genera un terreno argilloso/calcareo. Tale terreno ha la caratteristica di trattenere l’acqua come una spugna e di rilasciarla quando la vite ne ha bisogno. Per questo la maturazione dell’uva avviene in modo armonico senza avere eccessi di umidità o stress acuti da carenza idrica. Al di sotto dello strato superficiale di terreno c’ è uno spessore di roccia calcarea abbastanza porosa con spessori che possono arrivare a diverse centinaia di metri.
…E L’ OPERA DELL’ UOMO
Per quanto felice possa essere, l’ubicazione di una vigna per me rappresenta solo un terzo della qualità di un vino, un altro terzo è dato dalla capacità e dall’ impegno nel lavorare la terra ed infine l’altro terzo dalla gestione in cantina (io non credo che il vino buono “si faccia da sé…”).
L’eccellenza comporta spesso delle scelte nette e costose: semplicità contro precisione, quantità contro qualità, immediatezza contro attesa, prodotto chimico contro lavoro fisico, moda contro convinzione, omologazione contro sperimentazione.
Le scelte che ho fatto negli impianti e nella gestione dei vigneti sono improntate ad un unico fine: massimizzare la qualità senza compromessi.
Ho sperimentato moltissime varietà ma alla fine ho notato che solo alcune sono veramente adeguate ai miei terreni e solo a determinate condizioni. I Cabernet Sauvignon per esempio maturano bene solo se esposti a sud-ovest e solo con i cloni meno produttivi e innestati su portainnesti “nanizzanti”. I Cabernet Franc si esprimono al meglio su terreni leggermente più profondi e con portainnesti di media vigoria. I Merlot si comportano bene in terreni argillosi. I Sauvignon Blanc si esaltano coi suoli calcarei.
Avendo dedicato buona parte della mia vita a sperimentare la viticultura su questo piccolo pezzo di terra ed avendo parlato a lungo con chi lo ha coltivato prima di me ho pian piano compreso le diversità di ogni piccola parte dei miei terreni ed ho cercato di farli esprimere al meglio. Una simile operazione non può essere fatta su grandi superfici ed in tempi rapidi. La qualità vuole impegno, studio e, soprattutto, tempo.